Bosa. Quando produrre vino rosso di Sardegna è una passione...

09.09.2010 15:42

C'è chi fa del contatto con la natura il proprio hobby.

E' stato così, per esempio, per Prospero - viticoltore per passione, non per lavoro - che 5 anni fa - in Sardegna - ha mandato per la prima volta in produzione la sua vigna, poco estesa ma ben curata, sulle colline poco sopra a Bosa, raggiungibile salendo dalla marina di Turas verso Magomadas, in località Mattaine.

Si tratta di una zona turistico-agrituristico regolamentata in base a ristretti vincoli ambientali che tutelano la qualità del territorio e del prodotto che vi si produce.

Per raggiungere il piccolo vigneto di uve rosse, Prospero sale da Bosa quasi tutti i giorni - da febbraio fino ad ottobre - quando i filari si svegliano e a poco a poco danno gemme nuove, che si tramutano in tralci, in pampini, in grappoli, e poi in vino.La gestione di una vigna, per piccola che sia, richiede impegno quotidiano, sacrificio e tanto amore per i frutti della terra.

La vendemmia, dopo un anno intero passato a controllare che i grappoli prendano la giusta dose di aria e di sole, che non si ammalino e che siano nella quantità giusta per raccogliere un adeguato nutrimento dalla pianta, diventa una festa fatta di casse di uva da tramutare in mosto nella cantina alle pendici del colle bosano su cui è adagiato il castello Malaspina.

A Via del Carmine, Prospero ha il suo angolo di storia fuori dal tempo, fatto di botti, prelibatezze da conservare per gli spuntini con gli amici, tappi di sughero e una collezione di bottiglie  di vino rosso delle annate precedenti che si propone di arricchire con quelle degli anni successivi.

Anche la cantina ha la sua storia secolare, tutta in pietra a vista di materiale originario di almeno un paio di secoli fa, riportata alla luce da Prospero e da suo padre Giuseppe, che oggi non c'è più, dopo aver tolto un intonaco che negli anni ne aveva offuscato la memoria architettonica primigenia.

E' qui - barricato nelle botti -, che il suo lavoro diventa un prodotto vero e proprio, che acquista forza, profumo, sapore, pastosità e un gusto inconfondibile che si lascia apprezzare per il suo carattere intenso e inebriante.

Proprio perché per Prospero produrre vino non è un lavoro, egli non si cura della quantità, quanto piuttosto della qualità, e sceglie di conformarsi alla tradizione vinicola di una volta senza aggiungere nessun additivo chimico al prodotto della spremitura degli acini facendo invece attenzione agli sbalzi di temperatura che potrebbero rovinare il risultato finale del nettare prediletto da Bacco.

Come un buon padre, Prospero ha scelto di dare il suo nome al suo figlio rubicondo, fatto di un mix di uve diverse.  E' così che ha scelto di chiamare "Prosperus" il suo prodotto perché chiunque lo beva ricordi che è frutto dell'amore che chi lo produce prova per la terra, per l'isola da cui proviene e per la storia millenaria che accompagna ogni tradizione.


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