Da Bosa a Padria, Mara, Pozzomaggiore e Cossoine
Una bella giornata di sole è quello che ci vuole per prendere la macchina e addentrarsi nell’entroterra alle spalle di Bosa.
Si prende la strada che dalla cittadina della Planargia porta a Suni per poi trovare nei pressi di quest’ultimo paese un bivio che conduce verso Padria.
Padria
Una serie di curve serpeggianti, circondate da prati, spesso in fiore - a seconda della stagione - accompagna il visitatore per circa 20 km, lungo il tratto di strada nel quale la provincia di Oristano lascia spazio al sassarese, fino ad un piccolo borgo che alterna un sali-scendi di strade.
La regione in cui Padria si estende, con i suoi circa 700 abitanti, è l’antica regione del Meilogu ed il paese attuale che sorge su un sito sul quale vi sono tracce di insediamenti umani dall’epoca punica, è stato identificato con Gurulis Vetus, corrispondente alla “Gouroulis Palaia” citata dal geografo greco Tolomeo.
Nel territorio del paesino vi sono i resti di tre ponti romani denominati Ponte Ettòri, Ponte Ulumu e Ponte Enas e non lontano da questo ponte si trova un’antica miniera d'argento, ormai dismessa sfruttata in epoca romana, denominata Salghertalzu.
Nell’antichità gli abitanti abbandonarono questo sito e fondarono Gurulis Nova, l'odierna Cuglieri alle pendici del Montiferru.
Da visitare :
- il Museo Civico Archeologico che ospita una collezione di reperti della cultura di Ozieri, punico romani e numerose terracotte risalenti al III secolo a.C. - III secolo d.C. La sede del museo si trova all'interno di un antico palazzo adibito in passato a monte granatico. Si consiglia di informarsi preventivamente degli orari di apertura perché spesso si incorre nel rischio di trovare chiuso (Municipio, Piazza del Comune 1, tel. 079 - 807018 fax. 079 – 807323; comunedipadria@tiscali.it ).
- La chiesa di Santa Giulia
- Chiesa Santa Maria degli Angeli
- Chiesa di Santa Croce
La chiesa di Santa Giulia ha attirato in particolare la nostra attenzione per le sue linee chiare e per l’interessante storia del complesso che, come appare oggi, fu riedificato nel 1570 in stile aragonese dai baroni De Ferrera, feudatari della villa di Padria, sui resti di più antiche chiese.
I diversi edifici di culto sono stratificati su un martiryon paleocristiano, testimonianza di devozione per una tomba venerata che la ricerca archeologica ha attribuito alla memoria di una santa martire, identificata con Iulia, giovane cristiana di Cartagine, martirizzata con la crocifissione in terra di Corsica nel V secolo.
La facciata, che presenta sui lati due contrafforti, è in pietra arenaria ed è divisa orizzontalmente da archetti trilobati, che si ritrovano anche nella parte superiore, al centro della quale si trova un grande rosone. Il portale è incorniciato da un arco a tutto sesto, ed è sormontato da un fregio gigliato in altorilievo, mentre ai lati è decorato da un'insieme di finte colonnine.
L'interno, presenta una navata unica con campate gotiche, ai lati della quale vi sono quattro cappelle laterali per parte.
I capitelli e le mensoline delle volte a crociera delle cappelle, sono decorate con figure di angeli, animali, e musici, di impronta tardo-gotica, e anche all'esterno ci sono simili sculture. Sul retro il bel campanile a canna quadrata cuspidato è decorato con archetti, mentre la cuspide è ornata da gattoni.
Mara
Lasciata Padria, riprendendo la strada che conduce verso Alghero-Villanova Monteleone, si incontra un altro piccolo borgo incastonato tra le colline verdeggianti del Meilogu, Mara il cui nome deriva da un toponimo di origine preromana ed è sinonimo di palude e acquitrino.
Il paese, posto su un ampio gradino trachitico, a pochi Km da Padria e dal successivo centro di Pozzomaggiore, svetta su uno scenario collinare, solcato da valli strette, in fondo alle quali scorrono piccoli torrenti che, durante l'estate, inaridiscono notevolmente.
La vegetazione, un tempo ricca e abbondante, è costituita dalla macchia mediterranea e da qualche rado boschetto di lecci.
La leggenda dice che l'antico Villaggio di Mara ebbe origine da un gigantesco pastore errante che scelse questo punto - ameno e ricco di acque, al centro di una distesa di colline - per sé e per il suo gregge, e lo difese resistendo agli assalti degli altri abitanti della zona.
Da visitare:
- La Chiesa di Bonuighinu che si contraddistingue come uno dei più antichi e maggiori santuari dell’isola. Si tratta di una struttura complessa, formata da diversi ambienti modificati in più epoche, dal 1300 fino al 1800: la chiesa vera e propria, le Cumbessias, le Logge e alcuni “Palazzotti”. Tali ambienti si popolavano soprattutto la terza domenica di settembre, quando, in occasione della festa della Madonna di Bonuighinu (festeggiata ancor oggi), i pellegrini prendevano dimora nelle Cumbessias e nei palazzotti; mentre i merciaoli si riunivano nelle Logge, dove vendevano ogni tipo di mercanzia.
- Il castello di Bonuighinu
- La chiesa di Santa Croce che venne costruita nel XVII sec. d.c e sorge nella parte più antica del centro storico di Mara.
- La chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista che sorge al centro del paese ed è attualemnte in fase di restauro.
Pozzomaggiore
Poco sopra Mara sorge Pozzomaggiore. Il paese accoglie il visitatore con un centro storico nel quale si affacciano pregevoli palazzi signorili del '700-'800 ma l' impianto urbano di Pozzomaggiore si fa risalire ad epoca medievale circa all’XI sec. I condaghi di San Nicola di Trullas, chiesa romanica ubicata a 4 km. dal paese, documentano le prime citazioni di Pozzomaggiore appartenente al Regno di Torres, curatoria del Nurkara.
La fertilità del suolo e l'abbondanza di acque della zona, d’altronde, hanno favorito l'insediamento umano fin dalla preistoria come testimoniano i numerosi monumenti presenti nel territorio: Menhir, Dolmen, Domus de Janas sia monocelle sia complesse come quella di “Sa Olta e sa Ide” (14 tombe), insediamenti in grotte “Su Guanu” “Sa Rocca Boida”.
Nell'agro sono stati rilevati circa 40 nuraghi tra cui tre villaggi nuragici “Cae”, “Ruggii” e “Alvu”, oltre ai rarissimi “pseudo-nuraghi” a pianta rettangolare “Bassu” e “Giolzi”. Non lontano dall'abitato si trovano le Tombe dei Giganti in regione “Sa Tanca e sas Animas”.
Da visitare:
- La chiesa di Santa Croce del XII sec., al cui interno si conservano originali affreschi con la raffigurazione del Giudizio Universale.
- La chiesa di Sant'Antonio Abate fondata nel XII sec. mostra l’attuale facciata, rifatta nel XVIII sec. All'interno si possono ammirare preziose statue lignee di recente restauro.
- La chiesa di San Pietro, di epoca tardo romanica, venne costruita sulla collina a sud del paese da cui si gode un incantevole panorama sull'abitato e sul territorio a sud-ovest fino alla costa di Bosa che dista circa 25 km.
- La chiesa parrocchiale di San Giorgio del XVI sec., di stile gotico-aragonese, lascia ammirare preziosi altari lignei e alcune tele attribuite alle scuole del Parmigianino, Guercino e di Guido Reni. Pregevole il gruppo ligneo, di fattura spagnola, del '500, raffigurante il Santo nell'atto di trafiggere il drago.
- Il santuario di San Costantino, con facciata in stile Liberty, è sede il 6 e 7 luglio dell'avvenimento certamente più significativo del paese, dal punto di vista folkloristico oltreché religioso:
l’Ardia di San Costantino, a cui partecipano oltre 100 cavalieri in una prova di grande abilità equestre, spericolata ma rispettosa delle regole, in cui il sentimento di devozione e d'ardimento dei protagonisti, tra colori di giubbe, polvere e sudore, in una battaglia simulata di fronte al santuario, coinvolgono emotivamente la nutrita folla che vi assiste.
La festa che si celebra nel paese dal 1923, anno di consacrazione della chiesa è una giostra di corse a cavallo dove abilità equestri si coniugano ad un mondo di religiosità e tradizione straordinariamente autentiche.
In breve, su "caddu 'e punta", il cavaliere che simboleggia l'Imperatore contraddistinto dalla camicia rossa e dal copricapo a forma di corona protetto dalle scorte e seguito da tutto il gruppo di cavalieri, compie a passo di carica tre giri intorno alla chiesa in senso antiorario, sosta di fronte al santuario in atto di devozione al Santo e poi, tra il crepitio della fucileria, lancia nuovamente il suo cavallo per percorrere altri tre giri in senso orario. Nessuno lo può sorpassare.
Durante l'intervallo, tra la prima e la seconda fase dell'Ardia, si tiene una solenne processione, in cui vengono portate per le vie del paese le statue di San Costantino, Sant'Elena (sua madre) e San Silvestro (il Papa che lo battezza).
La processione e' seguita da una numerosa folla e di frequente, per sciogliere un voto, si vestono i bambini con gli abiti del santo. Principale caratteristica della sagra è la rievocazione della battaglia vinta da Costantino il Grande nel 312 a Ponte Milvio contro le truppe di Massenzio.
I cavalli si riuniscono nell'incrocio tra via Grande e via Ulumos e, dopo alcuni colpi di fucile, si da inizio alla corsa. Parte per primo “su caddu 'e punta”. Al galoppo percorre tutto il viale, imbocca il recinto che immette al santuario, fa un giro intorno alla chiesa e si ferma di fronte alla facciata per attendere l'arrivo del gruppo de “sas iscortas"(le scorte) e tutti gli altri cavalieri.
Cossoine
Riprendendo la strada SS 292 si raggiunge Cossoine, piccolo paese che sorge nel cuore di un altopiano, a circa 500 metri sul livello del mare, in un'area ricca di bellezze paesaggistiche ed archeologiche.
Si hanno tracce della presenza umana a partire dal Neolitico, ma le prime notizie documentate relative al paese risalgono all'XI secolo. Nel volume “Annales Camaldulenses” si fa riferimento alla chiesa di Santa Maria Iscalas e al villaggio vicino di Santa Maria di Curin da cui nacque la villa di “Consedin” o “Cossein”.
Per alcuni studiosi l'orgine del toponimo deriva dalla parola logudorese “cossu” che significa conca o tino, per altri è invece ricollegato con il nome di persona “cossu” derivante da “corpus”, originario della Corsica.
Durante il Medioevo il paese faceva parte della curatoria di Cabudabbas, nel giudicato del Logudoro; il borgo fu molto popolato fino all'inizio del XVI secolo fino a quando in seguito a diverse pestilenze vi fu un significativo calo demografico.
Da visitare:
- le grotte. Nel territorio di Cossoine si conoscono attualmente 25 grotte naturali la maggior parte delle quali si apre nelle rocce calcaree, mentre alcune sono situate in rocce di natura vulcanica (Sa Tumba è sa Pala è s'Ulumu, Su Tumbone è Iscala Accas, Grotta seconda di Iscala Accas, Grotta terza di Iscala Accas, SaUcca è Sa Lande, Sa Ucca è Malupensu, Grotta Tuntana su Colvu, Sa Ucca è Coa è Mazzones, Sa Ucca è Mammuscone, Sa Ucca è Mammuscone Pizzinnos, Sa Ucca è Su Vicariu, Grotta di Suiles, Grotta di su Anzu, Grotta su disterru è Toe, Grotta sa Mazzonera, Grotta sa Ucca è Pelaia, Grotta su Tumbone, Grotta prima di Sarò, Grotta seconda di Sarò, Grotta terza di Sarò, Grotta di Pascialzu, Grotta di sas Monzas, Grotta Mignone, Grotta Sorigalza).
In ambito provinciale è uno dei comuni col più alto numero di grotte, per cui da questo punto di vista riveste un interesse particolare. Queste grotte sono state esplorate e rilevate dal Gruppo Speleologico Sassarese (GSS).
La più importante grotta del territorio è Sa Ucca è su Peltusu, che con i suoi 3180 m di sviluppo costituisce la più grande grotta della provincia di Sassari. Nel suo interno è possibile osservare notevoli fenomeni di erosione carsica, con la presenza di un torrente sotterraneo e un deposito di ostriche fossili mioceniche di grande rilevanza, forse unico in ambito regionale.
La Grotta di Suiles, scoperta di recente in seguito agli scavi per la condotta idrica, si presenta riccamente ornata di concrezioni di notevole bellezza perfettamente intatte, e meriterebbe particolare attenzione per lasua tutela.
Sa Ucca è Mammuscone è la più conosciuta grotta di Cossoine, citata da numerosi autori fin dalla prima metà dell'800 e con numerose leggende che la riguardano. Ritenuta in passato un cratere vulcanico, è una cavità ad andamento verticale che si sviluppa inizialmente nelle rocce vulcaniche e successivamente nel calcare e che raggiunge la profondità di 63 metri, costituendo la più profonda grotta del comune.
Alcune grotte di Cossoine rivestono importanza per la fauna cavernicola, con presenza di particolari organismi, fra i quali citiamo per tutti la specie Patriziella nuragica, un rarissimo coleottero troglobio endemico, noto nel mondo esclusivamente a Sa Ucca è Mammuscone.
La valorizzazione delle grotte di Cossoine si rende oggi piuttosto necessaria, con la pubblicazione di uno studio conoscitivo, la creazione di una mostra che ne evidenzi le caratteristiche e con la realizzazione di un eventuale percorso di visite guidate in quelle più interessanti, escludendo comunque la possibilità di un vero e proprio sfruttamento turistico nel termine classico della parola.